Bishop Denis Chidi ISIZOH

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​LA RELIGIOSITÀ AFRICANA NELLA MUSICA

di Don Chidi Denis Isizoh​
 
Un intervento alla Conferenza su
«Le vere origini e l’evoluzione della musica Gospel»

organizzata dall’Associazione GUEST HOUSE.

​Roma, 22 marzo 1999
Introduzione
 
            I contributi degli africani all’eredità culturale e religiosa del mondo non sono stati fino ad oggi universalmente apprezzati. In parte la ragione è a causa delle tragedie storiche che hanno distorto la vera immagine della persona africana. Sebbene molti paesi africani abbiano conquistato la loro indipendenza, gli africani in tutto il mondo stanno ancora combattendo per stabilire la loro identità e per prendere il loro giusto posto come membri onorevoli di questo pianeta. In quasi tutti i campi del comportamento umano, gli africani sono stati coinvolti nello sviluppo del nostro mondo. Alcuni non-africani non hanno ancora il coraggio di esprimere questa ovvia verità.
            È, quindi, un coraggioso passo che l’Associazione “Guest House” compie nel riunire insieme questa rispettabile assemblea per discutere la vera origine della musica Gospel che ha letteralmente invaso il mondo. È inevitabile che in una simile occasione noi ricordiamo quale sia il background dell’origine della musica Gospel. Tale background affonda le sue radici nel popolo africano che ha dato al mondo quella qualità di musica.
            In questa mia presentazione, vorrei offrire alcune indicazioni che aiuteranno la comprensione e l’interpretazione di quella musica viva.
 
Religiosità del popolo africano
 
            Ovunque vi sia un africano, là c’è la sua religione. Egli la esprime nelle collane o nei bracciali che porta; nelle frasi scritte sui camion per il trasporto pubblico; nel genere e nello stile degli abiti che indossa; nella maniera in cui sistema il proprio recinto; nel tipo di lavoro che fa; e nelle canzoni che canta. Un autore descrive gli africani come “notoriamente religiosi”.
            L’uomo africano mangia, dorme, si alza, cammina, lavora, pensa e fa praticamente ogni cosa religiosamente. La religione è parte integrante della sua esistenza. La vita religiosa africana non si limita ad alcuni luoghi e tempi. La vita è un continuo atto di culto. È impossibile parlare di un africano a-religioso. Nessun vero africano può essere indifferente ai sentimenti religiosi.
            Il sentimento di appartenere ad una comunità gioca un ruolo importante nella vita di ogni africano.  L’identità personale più importante per un africano, non è il titolo che ha in ufficio, ma il suo rapporto con la famiglia, con la tribù, e con il clan.  I bambini africani nascono in una famiglia estesa, e non soltanto in un nucleo familiare ristretto, composto dalla madre, dal padre e dal figlio.  I bambini africani non diventano subito adulti; non crescono da soli.  Hanno bisogno di attraversare vari stadi della iniziazione religiosa, secondo le prescrizioni dell comunità. La sua formazione è allo stesso tempo un dovere dell’intera comunità.  In questo modo i genitori tradizionali africani non hanno nessuna paura che il bambino cresca “per strada” perché sono sicuri che ci sarà sempre qualcuno che vigili sulla buona condotta dei bambini, ovunque e in qualsiasi momento.  La loro esperienza religiosa inizia con il padre che è allo stesso tempo capo famiglia e maestro spirituale — un sacerdote nel contesto familiare — che ogni mattina compie riti sacri agli antenati e agli spiriti, e nelle occasioni speciali, dinanzi all’altare domestico, compie cerimonie formali.  Ci sono sicuramente diversità tra la formazione di un ragazzo e quella di una ragazza nella società africana. Ma l’intenzione di elevare una persona come pienamente cresciuta, acculturata e formata, è la stessa.  Le specificità introducono la diversità.
            Gli africani sono consapevoli che il cosmo è sacro. Ma ciò non nel senso che ogni cosa sia viva ed abbia un’anima, come alcuni dei nostri fratelli e sorelle non africani hanno attribuito alla nostra credenza. No, il cosmo è sacro perchè è opera di Dio. Rivela la magnificenza di Dio. Deve, pertanto, essere rispettato. Deve essere ammirato a motivo delle meraviglie che vi sono. Ogni azione per manipolarlo, per esempio, per far scendere la pioggia o per usare erbe locali per curare le malattie, deve essere accompagnata da rituali religiosi.
            Ogni cosa in questo universo segue un ordine bene definito. Vi è un tempo per la pioggia, un tempo per il sole, un tempo per nascere, un tempo per morire, e così via. Vi è un ritmo regolare. Questo ritmo viene riprodotto nel tipo di musica per la quale sono conosciuti gli africani. Si può facilmente pensare al reggae e alla musica jazz che rappresentano un tentativo spirituale africano di rappresentare il ritmo del movimento nel cosmo.
 
Musica in Africa
 
            Si possono distinguere tre forme di espressione musicale in Africa: canto, suono di strumenti musicali e danza. L’ambiente per la musica tradizionale africana è, idealmente, comunitario. Mentre vi sono alcuni africani cantanti “professionisti”, la musica non è riservata a loro, ma appartiene all’intera comunità. Non esiste una persona che non possa cantare! La qualità della voce non interessa. È lo stato del cuore che si rivela essere di maggiore importanza.
            La musica non è vista nel contesto tradizionale africano come qualcosa in se stessa, ma correlata a varie esigenze: la memoria storica collettiva la richiama, la coesione sociale la impianta nella comunità, il vincolo col mondo spirituale la crea e la favorisce, ecc., tutte queste combinazioni danno al brano musicale il suo vero significato.
            Nella musica africana il ruolo degli strumenti non è semplicemente di accompagnamento. Gli strumenti africani costituiscono una gran parte della musica, come la voce. Gli strumenti parlano. Molte lingue africane sono tonali. Ciò significa che una particolare parola può essere pronunciata in diversi modi mettendo l’accento su una diversa sillaba, o in particolare, intercambiando i toni. Così facendo si possono ottenere significati totalmente diversi di una parola. Queste regole dei toni semantici devono essere osservate con grande cura nel linguaggio tonale africano a causa dello stretto rapporto tra sistema tonale-linguistico e sistema musicale, e tra lingua e musica. Gli strumenti melodici sono spesso accordati per riprodurre il linguaggio parlato. Vi sono infatti “tamburi parlanti” che trasmettono messaggi molto chiari per la gente. E il loro messaggio è valido come quello del cantante.
            La più profonda disposizione, l’armonia con il cosmo, non sono tenute chiuse dentro la persona africana. Egli vuole mostrarle. Egli danza. Egli esprime il suo mondo interiore all’esterno.
 
La musica africana veicolo per l’espressione della religiosità
 
            Un amico mi ha fatto notare che in Africa, paese dopo paese, il punto di partenza dei missionari europei nel preparare le persone all’evangelizzazione è tradurre le canzoni cristiane in vernacolo e nell’incoraggiare il canto collettivo perchè si resero conto che la musica era ed è ancora un importante veicolo per raggiungere la profondità spirituale degli africani che è comunitaria ed allo stesso tempo religiosa. Si noterà ugualmente che è la musica ad aver ricevuto la prima è più evidente attenzione nel processo di inculturazione in Africa. Non è perché sia più semplice inculturare la musica ma perché essa va dritta al centro dell’espressione religiosa africana.
            Sebbene non si possa usufruire di accurate statistiche ho raccolto una lista di circa cinquanta artisti musicali dall’Africa. È sorprendente che di questi, 49 abbiano almeno uno o due brani dei loro album su di un tema strettamente religioso. Nei brani, essi esprimono la loro credenza in Dio e nella sua provvidenza; pregano che possa venire a salvare il suo popolo; chiedono protezione; vogliono che il suo Regno venga qui ed ora, ecc. Coloro che suonano questi brani musicali gradualmente si imbevono della fede religiosa che vi è espressa.
            Nella società tradizionale africana, la musica è raramente eseguita per guadagnare. Nelle varie occasioni, come la nascita di un bambino, l’iniziazione, le feste maggiori, nel santuario, al funerale, ecc., in cui è suonata, si rivela in maniera predominante la sua natura religiosa. Queste sono occasioni per lodare Dio e gli spiriti, per pregare e per raccomandare qualcuno.
            La musica è un mezzo di comunicazione. La Religione Tradizionale Africana non ha testi scritti. L’unica maniera per trasmettere la fede del popolo e l’etica della società è tramite la tradizione orale e attraverso rituali e simboli. La musica come una forma di comunicazione realizza questa trasmissione in maniera teatrale, facile da assimilare.
            La musica africana è una forma di preghiera - preghiera, intesa come un’ascesa del cuore e dell’anima, l’intera persona, verso l’Essere Supremo. Essa provoca energia spirituale. Ha un effetto trascendentale. Un africano che canta o suona strumenti musicali o danza, cerca di entrare nei domini spirituali in armonia con i ritmi del cosmo. Nel fare questo, essi esprimono la loro fede in Dio, il creatore.
 
Conclusione
 
            Non è sorprendente che la vera origine della musica Gospel si può rintracciare in Africa. I testi della musica possono provenire da vari luoghi ma la forma è africana. È l’interpretazione spirituale africana dell’espressione biblica “ogni cosa che vive e respira lodi il nome del Signore” (Salmo 150).  La stessa espressione fisica dei cantanti, il ritmo della loro musica, il tema, e l’effetto successivo, tutto conferma che, nella musica, gli africani esprimono ciò che credono, ciò che confessano e ciò che sperano - un’unione con gli antenati nella terra degli spiriti che, in termini cristiani, è l’eterna felicità nel Regno di Dio nei cieli.

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