Introduzione Per la seconda volta durante il Pontificato di Papa Giovanni Paolo II, dopo la riunione del 1986, un convegno di leader delle varie religioni è stato tenuto ad Assisi, la patria di S. Francesco, per pregare per la pace nel mondo. « Mai più violenza! In nome di Dio le religioni possano portare pace e giustizia, perdono e vita, amore ». Il Papa è convinto che la collaborazione fra le varie religioni è necessaria per un mondo migliore. Ha fatto molti passi importanti per dimostrare questa convinzione: ha visitato importanti luoghi religiosi appartenenti ad altri credenti, ha ricevuto molti leader religiosi e soprattutto ha scritto costantemente sull’importanza di lavorare e camminare insieme fra seguaci di diverse religioni. Già nel 1991 scrisse: “Sono persuaso, infatti, che le religioni, oggi e domani avranno un ruolo preminente nel preservare la pace e nella costruzione di una società degna dell’uomo.” (Centesimus annus, n.60). Dieci anni dopo ha ripetuto la medesima convinzione alla chiusura delle celebrazioni del Grande Giubileo: “Nella condizione di più spiccato pluralismo culturale e religioso, quale si va prospettando nella società del nuovo millennio, tale dialogo è importante anche per mettere un sicuro presupposto di pace e allontanare lo spettro funesto delle guerre di religione che hanno rigato di sangue tanti periodi nella storia dell’umanità.” (Novo millennio ineunte, n.55) Gli attacchi dei terroristi alle Torri Gemelle di New York ed in altre importanti località, la perdita di molte vite umane negli Stati Uniti d’America e, di conseguenza, la guerra in Afghanistan sono stati a detta di tutti, la ragione immediata della convocazione da parte del Papa di un giorno di preghiera in Assisi. Ma noi sappiamo che non c’è un continente che sia risparmiato dalla violenza. C’è uno squilibrio nella distribuzione delle risorse, che sono concentrate nelle mani di pochi. I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri più poveri. Le nazioni potenti opprimono le deboli e creano sistemi che rendono impossibile ai popoli “arretrati” uscir fuori dal loro cerchio di “sottosviluppo”. La gente oppressa occasionalmente ricorre alla violenza come ad un modo di denunciare il proprio malcontento verso alcuni dei sistemi ingiusti. Ci sono persone che usano il nome della religione per perseguire altri programmi che non sono religiosi. Alcune persone si sono riferite alle Scritture della loro religione per sostenere azioni violente contro altre persone.
“La Pace è un dono di Dio. È importante chiederlo”. Il Santo Padre voleva accentuare il ruolo positivo della religione per promuovere la pace. La pace è un dono di Dio. È importante chiedere questo dono. Spiegando il ragionamento che c’era dietro il Giorno di Preghiera del 2002 in Assisi Il Santo Padre stesso disse: “in una situazione resa drammatica dalla minaccia sempre incombente del terrorismo, noi sentiamo il bisogno di innalzare il nostro grido a Dio”. I rappresentanti delle maggiori religioni del mondo avrebbero pregato “perché le divisioni possano essere vinte e per la promozione di un’autentica pace”.
Lavorare e pregare per la Pace: responsabilità di ogni credente. Invitando i partecipanti ad Assisi, il Santo Padre volle fornire una risposta alternativa agli attacchi su New York et altri luoghi negli Stati Uniti d’America. La violenza genera violenza. Ci sono molte scelte aperte per contrastare la violenza. Il Papa ne ha enumerate alcune. Ascoltarsi l’un l’altro è il primo passo nel promuovere la pace perché serve a “disperdere le ombre del sospetto e del malinteso. Bisogna fare ogni sforzo per eliminare le cause della violenza. “Non bisogna dimenticare che le situazioni di oppressione e esclusione sono spesso all’origine della violenza e del terrorismo”, disse il Santo Padre. Il Perdono è parte del procedimento di costruzione della pace, perché è il solo che “cura le ferite del cuore e ricostruisce le relazioni umane compromesse”. Seguaci delle Religione Tradizionali Africane, Shintoisti, Indù, Buddisti, Ebrei, Cristiani (Cattolici, Ortodossi ed altre famiglie ecclesiali) Tenrikyo, Confuciani, Giainisti, Sikh e Zoroastriani son stati tutti inviati e rappresentati ad Assisi. C’è stata una generosa risposta all’invito del Papa Giovanni Paolo II alla preghiera. Lavorare e pregare per la pace è una responsabilità per ogni credente, qualsiasi sia la sua tradizione religiosa. I leader religiosi che vennero ad Assisi non sono venute come per una passiva risposta all’invito del Papa. Molti avevano espresso in varie maniere il desiderio di dimostrare la loro solidarietà unendosi asl Santo Padre in una condivisa supplica per la pace. In preparazione del Giorno di Preghiera ad Assisi, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso organizzò, nel pomeriggio del 23 gennaio nell’Aula del Sinodo in Vaticano un incontro degli Altri Credenti invitati ad Assisi. L’intenzione era di creare l’atmosfera religiosa per il giorno seguente. Molta dei partecipanti al Forum espressero il loro impegno alle iniziative di pace promosse nel mondo. Più tardi ad Assisi i giovani delle Parrocchie italiane e dei Movimenti ed associazione cattoliche si sono radunati a Santa Maria degli Angeli per una veglia. Ci furono preghiere rivolte a Dio e testimonianze date su un solo tema: LA PACE.
Il “pellegrinaggio” verso Assisi Il viaggio per treno dalla Stazione Vaticana ad Assisi fu simbolico. Tutte le religioni, tramite i loro rappresentanti, viaggiarono insieme sullo stesso treno fino alla patria di un uomo che non conobbe confini religiosi. Come scrisse il cardinal Arinze: “San Francesco d’Assisi attrae gente di ogni religione, perché era fratello di tutti, perché aveva un cuore aperto a tutti”. Il viaggio ad Assisi fu un pellegrinaggio. Nel libretto-guida rilasciato dal Vaticano per le celebrazioni locali è spiegato: “La Chiesa vede molti valori cristiani nel pellegrinaggio. Nella proposta del Santo Padre e nella preparazione. Nella prposta del Santo Padre e nella preparazione spirituale dell’incontro di Assisi il pellegrinaggio diventa un segno dell’esigente viaggio che ogni seguace di Cristo è chiamato a intraprendere per arrivare alla conversione.” Ed in realtà i pellegrinaggi danno una concreta fisica espressione alla propria consapevolezza di camminare lungo i sentieri della storia e viaggiare verso Dio. Dentro il treno c’era un clima di preghiera. Per un momento sembrava che il muro di divisione, causato dalle differenze culturali, razziali, sociali, economiche e religiose, fosse crollato. C’era un’atmosfera di contenuta anticipazione. In gruppi di tre, quattro o più i leader religiosi conversavano tranquillamente. Alcuni sedevano in silenziosa meditazione. Erano state prese misure di sicurezza per proteggere il Papa e i suoi ospiti. Molti poliziotti in borghese italiani e della polizia vaticana stavano nei corridori e alle porte dentro il treno. Circa mille poliziotti erano dispiegati lungo il tragitto. Due elicotteri della polizia volavano sopra il treno. Pochi minuti davanti a questo “treno santo” ce n’era un altro che portava tecnici e agenti della sicurezza per assicurarsi che gli scambi meccanici funzionavano regolarmente e che la ferrovia era a posto e libera. La gente era allineata lungo il percorso per salutare il treno papale.
Un Giorno da ricordare Quattro eventi significativi hanno segnato la celebrazione ad Assisi il 24 gennaio 2002 (il 24 gennaio è il mio compleanno!): Testimonianze per la pace; Preghiere in differenti ambienti; Pasto fraterno e Impegno per la pace. C’era una leggera pioggia durante tutta la celebrazione. Secondo l’interpretazione tradizionale africana questa è una approvazione divina e una manifestazione esterna delle benedizioni di Dio su titti i partecipanti. Undici persone di differenti tradizioni religiose diedero testimonianze di pace. C’è stato un general apprezzamento dell’iniziativa del Santo Padre. Alcuni degli oratori hanno esaltato i valori delle loro tradizioni religiose e hanno suggerito provvedimenti che potrebbero essere presi per promuovere la pace e l’armonia nel mondo. Il Patriarca Bartolomeo I, per esempio ha dichiarato: “... è nostro dovere riconoscere le condizioni spirituali per la pace sulla terra, e non soltanto i fattori economici o altri. Queste condizioni includono la rettitudine e il rispetto per la sacralità della persona umana, per il proprio prossimo e per la sua libertà e dignità.... Dobbiamo pentirci e ritornare a Dio in piena coscienza della sua santa volontà e in obbedienza ad essa. Soltanto allora Dio ascolterà le nostre preghiere e concederà a noi e a tutta l’umanità la vera pace sulla terra.” La presenza del CapoAinadou Gasseto, un sacerdote della Religione Tradizionale Africana, fu particolarmente significativa. Per la prima volta un prete della tradizione religiosa africana è salito sul podio per rivolgere la parola ad un riunione di leader religiosi. La Religione Tradizionale Africa ha un suo contributo. Il Capo Gasseto ha offerto una panacea per la pace del mondo nelle seguenti parole: “La responsabilità dell’uomo nel mondo ha la sua influenza non solo sulla società, ma anche su tutta la creazione. Quando non c’è pace fra la gente, non c’è pace nemmeno fra l’uomo e il resto della creazione. Ma quando la gente lavora per la pace in una nazione la sua terra diventa generosa e i greggi si moltiplicano per il maggior bene dell’uomo”. E più avanti: “Niente è valevole quanto il dialogo che rende capaci di lasciarci in reciproca comprensione. Allora noi passiamo dall’odio alla stima vicendevole. L’importante ruolo della discussione dovrebbe essere salvaguardato nelle istituzioni internazionali che prendono le decisioni sulla pace fra le nazioni e all’interno delle nazioni, quando le decisione riguardano i rapporti fra individui.” La cooperazione internazionale è necessaria per rafforzare la pace. “La solidarietà fra i popoli deve condurre ad una più equa condivisione delle ricchezze mondiali. I paesi sviluppati dovrebbero sostenere i paesi in via di sviluppo nel loro sforzo. Il mercato internazionale non dovrebbe favorire soltanto quelli che hanno un’economia forte, ma dovrebbe rispettare il lavoro effettivo e la produzione di ogni popolo”. E concludeva: “I valori che noi dovremmo promuovere in quanto leader religiosi sono quelli dell’amore e della integrazione sociale in un mondo nel quale in realtà noi siamo tutti fratelli e sorelle. È lavorando così che costruiremo la pace nel nostro mondo.” Rabbi Israel Singer ha lodato Papa Giovanni Paolo II per l’iniziativa di chiamare tutti i capi religiosi insieme per la preghiera per la pace nel mondo. “Voi soltanto potete fare che questo si realizzi”, disse al Papa. Quindi consigliava i capi religiosi: “Voi dovreste dire alla vostra gente — e noi dovremmo dirlo alla nostra— tutti noi, — dovremmo domandare se la terra o i luoghi sono più importanti della vita della gente, e finché impariamo a far questo non ci sarà pace.” Aggiungeva: “Dobbiamo ricordare che nessuna religione ci comanda di uccidere indiscriminatamente, e coloro che hanno insegnato diversamente lo hanno fatto distorcendo la religione nel cui nome essi parlano”. Lo sceicco Mohammed Tantawi dell’Università al-Azhar dell’Egitto ha inviato un messaggio alla riunione, spiegando la fedeltà dell’Islam a Dio creatore di tutta l’umanità, il suo precetto di rispettare “tutte le religioni monoteiste, rivelate da Dio e l’importanza attribuita ai valori morali.”
“Violenza e terrorismo sono incompatibili con l’autentico spirito religioso...” Dopo le testimonianze per la Pace, il Papa Giovanni Paolo II condusse tutti i Cristiani nella Basilica inferiore di S. Francesco per una preghiera ecumenica. I Frati Francescani hanno scortato i membri elle altre undici religione nel vasto complesso del loro convento, dove in luoghi separati attorno al chiostro, ogni gruppo ha tenuto la sua sessione di preghiera. Dopo le preghiere tutti gli invitati rappresentanti delle varie religioni andarono nel grande refettorio per un Fraterno pasto col Santo Padre. Di ritorno sulla Piazza ci fu l’impegno per la Pace. Differenti leader religiosi si sono impegnati a proclamare la ferma convinzione che la violenza e il terrorismo son incompatibili con l’autentico spirito religioso: a educare la gente al rispetto reciproco e stima; a favorire la cultura del dialogo; a difendere il diritto di ognuno di vivere una vita decente, secondo la sua identità culturale; l’impegno ad un dialogo franco e paziente; a perdonarsi a vicenda per gli errori passati e presenti e per i pregiudizi; a stare dalla parte dei poveri e di coloro che non hanno aiuto, e a parlare per quelli che non hanno voce; a fare proprio il grido di coloro che rifiutano di rassegnarsi alla violenza e al male; a incoraggiare tutti gli sforzi fatti per promuovere l’amicizia fra popoli; a far pressione sui leader delle nazioni perché facciano ogni sforzo per creare e consolidare un mondo di solidarietà e pace, basato sulla giustizia; e a proclamare che pace e giustizia sono inseparabili. La parte finale della cerimonia è stata dedicata all’accensione delle lampade. Ogni rappresentante ha ricevuto una lampada accesa da portare e depositare in un grande vaso al centro della Piazza. È la vivida immagine di questa bruciante luce d’amore che resterà nella memoria, disperderà le tenebre e mostrerà il lato positivo dell’altro nel cuore di tutti quelli che hanno vissuto personalmente il grande evento del gennaio ad Assisi.
In nome di Dio possa ogni religione portare Pace, Giustizia, Amore.... Ad Assisi i leader religiosi si sono dissociati dagli estremisti ed hanno promesso di promuovere la pace. La Religione non deve essere usata per giustificare atti di terrorismo. Il Santo Padre ha detto: “Non c’è nessuno scopo religioso che possa eventualmente giustificare l’uso della violenza da parte dell’uomo contro l’uomo”. Come per spiegare il simbolismo della lampada accesa messa sul vaso dai rappresentanti, il Papa dichiarava: “Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio, possa ogni religione portare sulla terra Giustizia e Pace. Perdono e Vita. Amore!”