MALATTIE E GUARIGIONE
NELLE RELIGIONI TRADIZIONALI E NEL CRISTIANESIMO
Chidi Denis ISIZOH
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso
Città del Vaticano
NELLE RELIGIONI TRADIZIONALI E NEL CRISTIANESIMO
Chidi Denis ISIZOH
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso
Città del Vaticano
24 marzo 2014
RELIGIONI TRADIZIONALI
1. INTRODUZIONE
Sono molto grato di essere stato invitato al Camillianum, Istituto di grande fama che prepara persone all’esercizio della pastorale della salute. Cosa potrei dire di più che voi non abbiate ancora studiato? Forse ciò che mi viene richiesto è presentare semplicemente alcuni argomenti che voi professori e dottorandi avete già affrontato, solo che questa volta, a parlarne, è una persona esterna. Mi limiterò, allora, ad individuare solo alcuni punti per il vostro approfondimento.
2. RELIGIONI TRADIZIONALI
Quando le religioni tradizionali vengono menzionate, dovremmo immediatamente pensare che queste religioni si trovano in quasi ogni parte del mondo con nomi diversi:
In molti di questi luoghi, le religioni tradizionali non sono più praticate nella loro pura forma originaria. Alcune persone, però, vivono ancora oggi secondo la forma derivata dai valori positivi, spirituali e umani, presenti in esse. Anche se il mio lavoro nel Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso riguarda l’analisi di tutte le forme di queste religioni nelle aree geografiche summenzionate, vorrei oggi soffermare l’attenzione sulla religione tradizionale africana.
3. RELIGIONE TRADIZIONALE AFRICANA (RTA)
La religione tradizionale africana è la religione praticata in Africa da tempo immemorabile e che ha un corpo di credenze, un codice morale e un modo di adorazione. Come sapete, nella maggior parte delle lingue africane, non vi è la traduzione della parola “religione”. Tutto ciò che troviamo è una serie di descrizioni di ciò che si fa per adorare l’Essere Supremo ed onorare diversi poteri spirituali: la somma di tutte le azioni nei confronti di Dio e del soprannaturale è ciò che chiamiamo “religione”.
In generale, la religione riconosce un Essere Supremo, le forze/gli spiriti (poteri spirituali - agenti dell’Essere Supremo), tra cui gli antenati (membri di famiglie che hanno vissuto una buona vita, che hanno compiuto tutto ciò che la società si aspettava da loro, e che quando muoiono vengono sepolti con funerali “correttamente” celebrati.
I ministri della religione sono erboristi, sacerdoti/indovini (chiamati da alcuni scrittori “medici-stregoni”), capi di famiglia, ecc., che svolgono la funzione di intermediari tra il mondo fisico e quello spirituale.
La RTA, come altre religioni, fornisce gli strumenti intellettuali per spiegare le esperienze umane nel mondo. Essa aiuta ad interpretare la condizione umana e prevede la visione del mondo (“worldview”) per confrontare diverse esigenze della vita.
La RTA “rappresenta il contesto religioso e culturale da cui proviene la maggior parte dei cristiani”[1] e dei musulmani dell’Africa. Essa fornisce il linguaggio teologico di base (per esempio, il nome di Dio, gli attributi di Dio, ecc.) dei cristiani e dei musulmani africani. Questo, però, non rientra nella nostra discussione di oggi.
4. IL MONDO
Secondo la RTA, il mondo è popolato da esseri visibili e invisibili. Gli esseri umani, gli animali e le piante costituiscono gli abitanti visibili del mondo. Gli altri abitanti del mondo sono gli spiriti (compresi gli antenati defunti che sono ancora interessati alle vicende dei membri delle loro famiglie). Questi costituiscono la popolazione invisibile del mondo. Gli esseri visibili e gli esseri invisibili si incontrano nel mondo. Ovviamente, gli esseri invisibili si trovano al livello superiore della scala gerarchica.
Tra gli esseri visibili, l’essere umano è il più importante. Nella mia lingua madre, l’essere umano si chiama mmadu (mma – bellezza; ndu - vita), che significa “la bellezza della vita”. Mi ricordo la bella descrizione dell’uomo data da Shakespeare:
Che opera d’arte è l’uomo!
Com’è nobile nella sua ragione!
infinito nelle sue capacità!
nella forma e nel muoversi esatto e ammirevole!
come somiglia a un angelo nell’agire!
a un dio nell’intendere:
la beltà del mondo !
il paragone degli animali![2]
Nel contesto africano, la persona umana non è definita nel senso greco “anima e corpo” con l’accento sull’anima. Egli non è semplicemente un composto di due principi separabili (corpo e anima). L’enfasi è sulla totalità, sulla sua integrità ed interezza.
Il filosofo francese René Descartes, con la frase famosa “cogito, ergo sum”, ha affermato che la qualità essenziale della persona umana è la sua capacità di pensare. Ma Descartes non era a conoscenza di una vera e propria definizione di persona umana presente nel contesto della religione tradizionale africana.
Essere in relazione è la più importante qualità di una persona umana nelle società tradizionali. Se vogliamo definire una persona umana nei termini usati da René Descartes, dobbiamo dire “sumus, ergo sum” - siamo, dunque, io sono.
In Africa, la famiglia è più estesa rispetto alle famiglie che troviamo altrove. L’idea della famiglia non è limitata alla famiglia nucleare. Essa, infatti, si estende a cugini, nipoti, suoceri, parenti, ecc. Si va dal mondo visibile a quello invisibile. Una volta che una persona diventa membro di una famiglia (per nascita o matrimonio), rimarrà per sempre membro di quella famiglia. La morte non separa i membri della famiglia. In effetti, una famiglia può solo aumentare di numero. Non diminuisce mai di numero. Quando un membro di una famiglia muore, colui o colei si unisce ai membri invisibili di quella stessa famiglia e continua a godere del legame familiare, anche se in modo invisibile. Sia membro visibile o invisibile, ogni persona può essere favorita o ferita dagli altri membri. Più avanti discuteremo su come reagiscono quando sono felici o quando sono tristi.
5. RAPPORTI
Perché parlo di rapporto? Perché l’intera vita di un essere umano nella religione tradizionale africana viene speso cercando di creare, mantenere e sostenere “i rapporti” con gli altri. È importante essere parte di una famiglia. È una cosa vitale essere in buoni rapporti con gli spiriti, con gli esseri umani e con la natura stessa. L’assenza di questa armonia potrebbe creare difficoltà per gli esseri umani, come verrà spiegato più avanti.
6. MALATTIA, UNA PREOCCUPAZIONE COMUNE
La malattia è una realtà nel nostro mondo, aborrita ovunque. Le diverse comunità hanno il loro modo di spiegare l’origine della sofferenza, in particolare, della malattia nel mondo. La gente si ammala. Alcuni sono nati malati. Altri si ammalano nel corso della loro vita. Non vi è alcun limite di età, nessuna area geografica, né stato sociale. Il ricco e il povero soffrono allo stesso modo.
7. ORIGINE DELLA MALATTIA (E DELLA MORTE)
C’è stato un incontro primordiale tra Dio e l’uomo, in presenza degli spiriti e degli animali. Dio ha offerto all’uomo il privilegio di scegliere la malattia e la morte o l’immortalità. Gli esseri umani sono invitati a incontrare e scegliere tra queste due possibilità. Dio accetta il primo messaggio che riceverà. Gli esseri umani naturalmente hanno preferito l’immortalità. Hanno affidato questo messaggio a un cane. Ma hanno anche inviato un secondo messaggio che vogliono la malattia e la morte solo per dare l’impressione di aver agito democraticamente adottando un giusto procedimento. Per farsi che questo secondo messaggio arrivi in ritardo rispetto al primo, l’hanno affidato ad una tartaruga. Sono fiduciosi che il cane arriverà prima e dirà a Dio che gli esseri umani vogliono l’immortalità. Purtroppo, il cane era troppo sicuro di sé e decise di trascorrere del tempo con i suoi amici prima di andare da Dio. La tartaruga, portatrice del secondo messaggio, arriva prima al cancello del palazzo di Dio per annunciare che l’essere umano preferisce la malattia e la morte all’immortalità. In questo modo, la malattia e la morte sono entrate nel mondo.
Il punto qui è che la malattia ha la sua dimensione soprannaturale. Questa è solo una parte della storia. Non spiega gli altri elementi coinvolti nella malattia.
La malattia deriva da diverse cause: naturali, che includono, ad esempio, la degradazione del corpo a causa dell’età; malattie infettive; disfunzione congenita degli organi, ecc.
Nella maggior parte dei casi, vi è una forte convinzione che le malattie siano causate da qualcuno o da qualcos’altro. C’è la convinzione della possibilità di una “azione a distanza “. In Italia si dice che quando la gente parla di qualcuno, a quella persona gli fischiano le orecchie. Nella mia terra di origine, quando il nome di una persona è menzionato, quella persona starnutisce ovunque si trovi.
Se qualcuno è stato malato per molto tempo senza alcuna spiegazione ovvia, la causa potrebbe essere attribuita ad una vecchia donna che vive nel quartiere e che non vuole morire. La vecchia donna scambia la sua malattia con la buona salute del prossimo. Cioè, la malattia di questa vecchia donna viene trasferita ad un’altra persona, ricevendo in cambio una buona salute. Gli anziani, soprattutto le donne, spesso sono accusate di essere streghe.
In precedenza ho messo in evidenza che il mondo è popolato da esseri visibili e invisibili. Gli esseri umani, i più vulnerabili di tutti gli altri animali, a causa della loro intelligenza, per sapersi relazionare con i diversi abitanti del mondo, spesso sono puniti dove si crea un rapporto aspro.
Mi è stato detto tanti anni fa che quando qualcuno soffre di ictus, è perché questa persona è stato dato uno schiaffo sul viso da uno spirito malvagio. Una malattia prolungata potrebbe essere causata da un dispiacere di un antenato il cui funerale non è stato ben condotto.
Vi sono casi in cui la malattia è il risultato di un crimine commesso in passato da una persona o un membro della sua famiglia. Il fratricidio, l’incesto, i genitori gravemente maltrattati, ecc. Tutti questi sono i peccati che prevedono sanzioni e che si estendono da una generazione all’altra, fino a quando gli spiriti saranno placati.
A volte, una persona soffre di una lieve pazzia perché ha rifiutato di accettare una chiamata “divina” al sacerdozio di una particolare divinità o spirito. La malattia diventa un avvertimento per la persona (uomo o donna che sia) affinché possa assumersi immediatamente la responsabilità chiesta dallo spirito.
La stessa paura di non sapere esattamente come relazionarsi con numerosi spiriti in circolazione può generare la malattia. C’è bisogno di una protezione con amuleti, ciondoli, ecc.
8. LA GUARIGIONE
Quando si parla di guarigione, è opportuno riprendere quanto è stato detto precedentemente. L’essere umano va considerato nella sua interezza. Anima e corpo non possono essere trattati separatamente nel contesto della RTA.
Gli erboristi prescrivono e somministrano le erbe curative. Essi hanno una vasta conoscenza delle erbe e delle malattie: per questo sono in grado di curarle. In molte società tradizionali, tale conoscenza si tramanda di generazione in generazione. Spesso è un “affare di famiglia”. Quindi, gli erboristi conoscono le erbe curative, grazie ai loro familiari. Molte volte, però, essi sostengono che la loro conoscenza delle erbe “giuste” per curare le malattie avviene per “rivelazione”. Quando sono di fronte ad una nuova malattia, alcuni di loro affermano di entrare in uno stato di “trance” o di essere guidati in sogno verso una esatta pianta curativa.
Nella RTA, l’aspetto più importante della guarigione è la divinazione. Un indovino, secondo Matsobane Manala (scrittore sudafricano), è un individuo, nominato dal suo antenato, anch’egli indovino, per diventare un operatore tradizionale di salute della comunità. La persona nominata deve sottoporsi ad una formazione che riguarda le conoscenze tecniche di divinazione: come si può comunicare con gli antenati e continuare ad essere guidati da loro.
Gli Indovini ritengono che esiste un collegamento tra malattia e influenze spirituali. E’ importante stabilire la causa di una prolungata malattia inspiegabile. Qual è il rapporto tra la persona malata e i suoi antenati? C’è un membro della loro famiglia che dà fastidio agli spiriti? Il malato è responsabile della rottura del rapporto tra lui e le potenze invisibili? In caso di abominio commesso in famiglia c’è bisogno di riappacificarsi con le forze soprannaturali? Il malato ha adempiuto a tutti i suoi obblighi per gli antenati e gli spiriti?
Gli indovini famosi operano in consorzio. Essi impiegano agenti umani con il compito di cercare informazioni di base sulla persona malata. Egli ha nemici nella comunità? C’è qualche persona gelosa di lui? Ha una cattiva reputazione nel villaggio? Esistono tracce di malattie ereditarie in famiglia?
Di conseguenza, nel trattare i malati, gli indovini mettono insieme tutte le informazioni ricevute dagli agenti. Fanno incantesimi. Gettano sul pavimento le perle speciali per la divinazione. Essi cercano di interpretare la posizione di ciascuna sfera per determinare il messaggio proveniente dal mondo spirituale. In questo modo essi trascendono il mondo fisico per ricevere le istruzioni su come guarire i malati. Durante la divinazione, si tenta di: accertare la causa della malattia; riportare i malati ad una buona salute (quando possibile); stabilire l’armonia tra i malati e gli antenati e le altre potenze spirituali.
Per la guarigione: Nella religione tradizionale, due sono le fasi da tenere presente: Diagnosi (capire la causa della malattia) e Prescrizione (indicare il trattamento). La guarigione integrale è molto importante: essa comporta la Riconciliazione con il mondo fisico e spirituale.
[B] NEL CRISTIANESIMO
Nel Cristianesimo il tema della malattia e della guarigione viene affrontato: nei testi biblici (Il Nuovo Testamento - la vita di Gesù Cristo e dei suoi primi discepoli) e nella Liturgia. Tali temi, però, possono essere analizzati anche attraverso l’atteggiamento che i Cristiani assumono nei confronti di essi. Trovo particolarmente utile l’opuscolo intitolato: The Healing Ministry in the Light of Christian Ideals, pubblicato nel 2013 dal cardinale Arinze. Ho intenzione di utilizzare liberamente questo piccolo volume in questa parte della discussione.
9. TESTI BIBLICI (NT)
Molti sono i riferimenti Biblici sulle malattie e sulle guarigioni. Non vorrei e non potrei citarli tutti. Sicuramente li conoscete già o siete certamente in grado di trovarli. In questa sede posso darvi solo alcune indicazioni.
Al tempo di Gesù, c’erano persone possedute dal demonio e da altri spiriti cattivi (cfr. Mc 1,25; Mt 4,24; 8,16; ecc.) e si riteneva che le malattie o le deformità fossero causate da peccati personali o da quelli commessi dai membri della famiglia. Cristo dà una diversa interpretazione sull’origine della malattia e della sofferenza: “Passando Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco? Rispose Gesù: ‘né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio’” (Gv 9,1-3).
Gesù ha prestato molta attenzione ai malati. Ha compiuto molti miracoli; ha mandato i Suoi discepoli a proseguire questa missione verso di essi. L’attività di Cristo può riassumersi con queste parole: «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità» (Mt 9, 35; cfr. 4, 23). Queste guarigioni sono segni della Sua missione messianica. Sono segni che il Messia promesso è arrivato, specialmente tra i poveri: “Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli storpi camminano; i lebbrosi sono guariti e i sordi riacquistano l’udito; i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella.” (Mt 11,4-5).
Da coloro che hanno ricevuto guarigioni Gesù si aspetta, e a volte chiede, la fede. Si è mosso a compassione per stendere la mano al lebbroso e quando l’ha toccato l’ha guarito (cfr. Mc 1, 41) «perché da lui usciva una forza che sanava tutti» (Lc 6, 19). Quando visitò la Sua patria, la gente mostrò scarsa fede in lui e si scandalizzava. L’evangelista Marco, a tal proposito, scrive: «E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6, 5-6). Gesù ha premiato la fede della donna cananea (cfr. Mt 15, 28) e ha elogiato la fede del centurione (cfr. Mt 8, 10).
Il Vangelo ci dice che il Signore Gesù ha conferito il potere di guarire le malattie ai Suoi Apostoli e ai primi predicatori del Vangelo. Quando Gesù inviò i dodici Apostoli alla loro prima missione gli diede «il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità» (Mt 10, 1; cfr. Lc 9, 1). Egli comandò loro: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Quando il Signore designò altri 72 discepoli disse loro: «Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: si è avvicinato a voi il regno di Dio» (Lc 10, 8-9). È quindi evidente che Gesù ha dato il potere di guarire ai Suoi discepoli, al fine di confermare la loro vocazione e missione, e non per la loro esaltazione personale.
Dopo l’ascensione di Cristo al cielo, i predicatori della Chiesa primitiva hanno continuato a guarire nel nome di Gesù: «[…] prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli» (Atti 2, 43; cfr. Atti 5,12). Questi fatti sorprendenti manifestavano la verità e la forza della loro missione. «Stefano, intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo» (Atti 6, 8). «[…] le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città» (Atti 8, 6-8). Pietro fece molti miracoli durante le sue predicazioni: guarì un mendicante zoppo (Atti 3, 1-10) e il popolo portava “gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro” (Atti 5, 15); guarì il paralitico Enea in Lidda (cfr. Atti 9, 32-35), e ha risuscitato Tabitha (Dorcas) dai morti (cfr. Atti 9, 36-43). Paolo compì molti miracoli in Iconio (cfr. Atti 14, 3); guarì uno zoppo a Listra (cfr. Atti 14, 8-11), a Efeso si era arrivati al punto di mettere «sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano» (Atti 19, 12); risuscitò Eutico dai morti a Troade (cfr. Atti 20, 9-12); a Malta ha guarito il padre di Publio colpito da febbri e dissenterie e anche altre persone dell’isola malate (cfr. Atti 28, 8-9).
Ritengo utile affrontare ora la guarigione del paralitico nel Vangelo di Marco (2,3-13) per sottolineare due aspetti della guarigione. Quattro uomini hanno portato il paralitico ai piedi di Gesù passando dal tetto. Contrariamente a quanto tutti si aspettavano, il primo gesto che Gesù compie nei confronti del paralitico è quello del perdono dei peccati: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati» (Mc 2, 5). Alla sorpresa generale, gli scribi criticano le parole di Gesù perché “peccano” di “presunzione teologica”. Gesù rivendica il Suo potere divino di perdonare i peccati, di dare la guarigione fisica al paralitico e, allo stesso tempo, dimostra che il perdono dei peccati ha la priorità ed è il fondamento di ogni vera guarigione.
10. LA LITURGIA
“Chi tra voi è nel dolore, preghi, chi è nella gioia salmeggi. Chi è malata, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti.” (Gc 5, 13-16).
La Chiesa ha imparato da Cristo e dagli Apostoli a prendersi cura amorevole dei malati. Giacomo raccomanda ai cristiani d’invitare i sacerdoti a pregare e ungere gli ammalati con olio nel nome del Signore. Ciò salverà il malato e, soprattutto, rimetterà i peccati commessi. La Chiesa svolge il ministero della guarigione attraverso l’amministrazione dei Sacramenti della Unzione degli infermi, della Penitenza e della Santa Eucaristia.
Il Sacramento dell’Unzione degli infermi
Questo sacramento ha lo scopo “di rafforzare coloro che sono provati dalla malattia” (CCC 1511). I ministri del sacramento ricevono la seguente istruzione: “Il sacerdote che deve dare a un malato la sacra Unzione, s’informi, anzitutto sul suo stato, per tenerne il debito conto nel predisporre sia l’ordine della celebrazione nel suo insieme, sia la scelta della lettura biblica e delle orazioni: tutte modalità da concordare, per quanto possibile, con il malato stesso o con la sua famiglia; sappia inoltre approfittare dell’occasione per spiegare il significato e il valore del sacramento. Se il malato deve confessarsi, il sacerdote vi provveda possibilmente prima della celebrazione dell’Unzione. Nel caso che solo durante il rito della Unzione sia possibile al sacerdote ascoltare la confessione sacramentale dell’infermo, l’ascolti all’inizio del rito stesso, dopo il saluto e la monizione, e prima della lettura biblica. Quando durante il rito non c’è la confessione, è bene fare l’atto penitenziale.” (Il Rito dell’Unzione degli infermi, CEI, Rubrica nn.66-67)
Diverse sono le preghiere per la benedizione dell’olio degli infermi, e durante l’unzione dei malati, la Chiesa prega per dare “sollievo alle sofferenze degli infermi”; per dare “conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito”; per la “liberazione da ogni dolore, da ogni debolezza, da ogni sofferenza,” e per dare “conforto e il sollievo di chi soffre” (cfr. Il Rito dell’Unzione degli infermi).
Sacramento della Penitenza.
Con il Sacramento della Penitenza impariamo a scoprire la verità su noi stessi: siamo peccatori, ma siamo amati, redenti e perdonati. La Chiesa ha imparato da Cristo, il suo Signore e Maestro, che esiste una connessione tra la guarigione e il perdono dei peccati. “Che cosa è più facile, dire: ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico…alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (cfr. Lc 5, 23-25). La guarigione completa di una persona malata implica la cura fisica e spirituale.
Questo Sacramento ristabilisce l’armonia rotta dal peccato. Nel CCC è scritto:
“Tutto il valore della Penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia. Il fine e l’effetto di questo sacramento sono dunque la riconciliazione con Dio. Coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa conseguono «la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito». Infatti, il sacramento della Riconciliazione con Dio opera una autentica «risurrezione spirituale», restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia di Dio.
“Questo sacramento ci riconcilia con la Chiesa. Il peccato incrina o infrange la comunione fraterna. Il sacramento della Penitenza la ripara o la restaura. In questo senso, non guarisce soltanto colui che viene ristabilito nella comunione ecclesiale, ma ha pure un effetto vivificante sulla vita della Chiesa che ha sofferto a causa del peccato di uno dei suoi membri. Ristabilito o rinsaldato nella comunione dei santi, il peccatore viene fortificato dallo scambio dei beni spirituali tra tutte le membra vive del corpo di Cristo, siano esse ancora nella condizione di pellegrini o siano già nella patria celeste.” (CCC 1468-1469)
Sacramento dell’Eucaristia.
Questo è il fondamento e l’apice di tutti i Sacramenti la cui trattazione è così vasta che non si può affrontare in una sola sessione. Ho trovato una preghiera, intitolata “Eucaristia, Sacramento di guarigione”:
Gesù, tu manifesti il tuo grande amore per i malati anche nel sacramento dell’Eucaristia. Ogni Santa Messa che celebriamo è un incontro con Te, Medico Divino, che guarisci tutte le parti della nostra persona: anima, mente, corpo. All’inizio, nell’atto penitenziale, perdoni i nostri peccati, guarisci le nostre anime, ci doni la salute spirituale. Nella liturgia della Parola illumini le nostre menti, consoli i nostri cuori, guidi le nostre volontà. Togli paure, ansie, dubbi. Guarisci la nostra psiche, ci dai la salute interiore. Alla Consacrazione offri Te stesso al Padre come sulla Croce: prendi su di Te e togli via i nostri peccati e le infermità, sconfiggi il potere di satana e ci liberi dal male. Alla Comunione doni Te stesso a noi come Cibo e medicina. Entri in noi e con la tua potenza guarisci anche i nostri corpi, ci dai la salute fisica, ci dai l’energia per il viaggio terreno verso il cielo. Gesù, dopo la S. Messa, tu resti sempre presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Sei nei tabernacoli delle nostre chiese. Sempre ci inviti: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò”. Ogni visita al Santissimo Sacramento e soprattutto ogni Adorazione Eucaristica è il momento della terapia più sicura per le nostre malattie. L’Eucaristia è veramente il sacramento della nostra guarigione. In essa Tu sei la sorgente di ogni grazia, di ogni energia, di ogni sollievo; sei la sorgente di pace e di amore, di santità e di unione. Nelle nostre malattie vogliamo sempre riceverti nella S. Comunione, pieni di amore per Te. Nelle malattie dei nostri cari vogliamo venire dinanzi a Te in adorazione, per pregarti per loro, con tutta la nostra fiducia e pieni di speranza. Grazie ancora, Gesù, per il dono dell’Eucaristia e delle guarigioni che con essa ci dai.[3]
Il Rito dell’Esorcismo
I demoni non sono frutto della mente. Essi esistono e tormentano gli esseri umani. La Chiesa ha sviluppato nel corso dei secoli il rito dell’esorcismo. È cosa nota e per questo non voglio entrare in merito all’argomento.
11. L’ATTEGIAMENTO CRISTIANO VERSO MALATTIA E GUARIGIONE
Molte persone malate vogliono una cura immediata. In molti luoghi, troviamo Pastori che organizzano “sessioni di preghiera e di guarigione”. Le persone malate vi partecipano per ottenere la guarigione. La maggioranza delle persone beatificate o canonizzate nel nostro tempo sono state così onorate e venerate perché durante la promozione delle loro cause, attraverso la loro intercessione, alcuni malati sono stati guariti dalle loro gravi malattie.
Ma è importante che il cristiano abbia un atteggiamento corretto nei confronti della malattia e della guarigione. Il cristiano deve capire che Gesù non è venuto per eliminare tutte le sofferenze, ma per redimerle e riempirle di significato. Il cristiano, inoltre, non deve mai dimenticare questa “condizione”: «Però non la mia volontà ma la tua sia fatta» (Lc 22, 42). Gesù non solo ha guarito alcuni malati, ma egli stesso ha sperimentato la sofferenza, la paura, l’isolamento, il tradimento, il rinnegamento, la falsa accusa, la flagellazione, l’odio della folla, l’ingratitudine, il disprezzo, la corona di spine sul capo, il “silenzio” del Padre, l’agonia, la morte e persino la denigrazione dopo la Sua risurrezione (cfr. 2 Cor 5, 21).
Gesù non ha promesso di proteggerci da ogni sofferenza, ma di sostenerci attraverso Lui. Egli ci ha salvato con la Sua sofferenza, morte e risurrezione, dando alla Croce il suo valore redentivo. Egli vuole che partecipiamo con lui nella Sua opera di salvezza. Come papa Giovanni Paolo II insegna: «Nella croce di Cristo non solo è compiuta la redenzione mediante la sofferenza, ma anche la stessa sofferenza umana è stata redenta... Operando la redenzione mediante la sofferenza, Cristo ha elevato insieme la sofferenza umana a livello della redenzione. Quindi anche ogni uomo, nella sua sofferenza, può diventare partecipe della sofferenza redentiva di Cristo» (Lettera Apostolica: Salvifici doloris, 19).
Questo spiega perché la Chiesa ha un così alta considerazione dei malati. Essa non solo «li accoglie come destinatari della sua amorevole sollecitudine, ma riconosce anche che “sono chiamati a vivere la loro vocazione umana e cristiana ed a partecipare alla crescita del regno di Dio in una maniera nuova e ancora più preziosa” (CDF, Ardens felicitas, n.7, cfr. Papa Giovani Paolo II, Christi fideleslaici, n.53)
La malattia, pertanto, è una croce. Ogni cristiano è invitato a portare la sua croce. Cristo stesso ha detto: «Chi non prende la sua croce e mi segua, non è degno di me» (Mt 10, 38). La malattia può diventare per noi un mezzo di unione con Cristo e di purificazione spirituale. Come altre forme di sofferenza umana, la malattia è un momento importante della vita di ogni uomo; pregare in questa circostanza significa chiedere a Dio la grazia di accettare la malattia in uno spirito di fede e di conformità alla volontà di Dio, ma anche chiedere la guarigione.
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[1] Attenzione pastorale per la Religione Tradizionale Africana, Lettera del Cardinal Francis Arinze, Presidente del Pontificio per i non Cristiani, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (Roma, 25 marzo 1988), L’Osservatore Romano, 24 aprile 1988.
[2] Amleto : 2,2.
[3] (http://www.piccolifiglidellaluce.it/pfdl/devozioni/69-il-santissimo-sacramento/505-eucaristia-sacramento-di-guarigione)
Sono molto grato di essere stato invitato al Camillianum, Istituto di grande fama che prepara persone all’esercizio della pastorale della salute. Cosa potrei dire di più che voi non abbiate ancora studiato? Forse ciò che mi viene richiesto è presentare semplicemente alcuni argomenti che voi professori e dottorandi avete già affrontato, solo che questa volta, a parlarne, è una persona esterna. Mi limiterò, allora, ad individuare solo alcuni punti per il vostro approfondimento.
2. RELIGIONI TRADIZIONALI
Quando le religioni tradizionali vengono menzionate, dovremmo immediatamente pensare che queste religioni si trovano in quasi ogni parte del mondo con nomi diversi:
- gli indiani hanno le religioni tribali;
- i giapponesi hanno lo shintoismo;
- i cinesi hanno il taoismo;
- nel continente africano è presente la religione tradizionale africana;
- in America Latina vi sono le religioni indigene;
- negli Stati Uniti d’America vi sono le religioni indigene degli amerindi o native American religions;
- in Canada c’è la presenza della religione tradizionale dei First Nations.
In molti di questi luoghi, le religioni tradizionali non sono più praticate nella loro pura forma originaria. Alcune persone, però, vivono ancora oggi secondo la forma derivata dai valori positivi, spirituali e umani, presenti in esse. Anche se il mio lavoro nel Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso riguarda l’analisi di tutte le forme di queste religioni nelle aree geografiche summenzionate, vorrei oggi soffermare l’attenzione sulla religione tradizionale africana.
3. RELIGIONE TRADIZIONALE AFRICANA (RTA)
La religione tradizionale africana è la religione praticata in Africa da tempo immemorabile e che ha un corpo di credenze, un codice morale e un modo di adorazione. Come sapete, nella maggior parte delle lingue africane, non vi è la traduzione della parola “religione”. Tutto ciò che troviamo è una serie di descrizioni di ciò che si fa per adorare l’Essere Supremo ed onorare diversi poteri spirituali: la somma di tutte le azioni nei confronti di Dio e del soprannaturale è ciò che chiamiamo “religione”.
In generale, la religione riconosce un Essere Supremo, le forze/gli spiriti (poteri spirituali - agenti dell’Essere Supremo), tra cui gli antenati (membri di famiglie che hanno vissuto una buona vita, che hanno compiuto tutto ciò che la società si aspettava da loro, e che quando muoiono vengono sepolti con funerali “correttamente” celebrati.
I ministri della religione sono erboristi, sacerdoti/indovini (chiamati da alcuni scrittori “medici-stregoni”), capi di famiglia, ecc., che svolgono la funzione di intermediari tra il mondo fisico e quello spirituale.
La RTA, come altre religioni, fornisce gli strumenti intellettuali per spiegare le esperienze umane nel mondo. Essa aiuta ad interpretare la condizione umana e prevede la visione del mondo (“worldview”) per confrontare diverse esigenze della vita.
La RTA “rappresenta il contesto religioso e culturale da cui proviene la maggior parte dei cristiani”[1] e dei musulmani dell’Africa. Essa fornisce il linguaggio teologico di base (per esempio, il nome di Dio, gli attributi di Dio, ecc.) dei cristiani e dei musulmani africani. Questo, però, non rientra nella nostra discussione di oggi.
4. IL MONDO
Secondo la RTA, il mondo è popolato da esseri visibili e invisibili. Gli esseri umani, gli animali e le piante costituiscono gli abitanti visibili del mondo. Gli altri abitanti del mondo sono gli spiriti (compresi gli antenati defunti che sono ancora interessati alle vicende dei membri delle loro famiglie). Questi costituiscono la popolazione invisibile del mondo. Gli esseri visibili e gli esseri invisibili si incontrano nel mondo. Ovviamente, gli esseri invisibili si trovano al livello superiore della scala gerarchica.
Tra gli esseri visibili, l’essere umano è il più importante. Nella mia lingua madre, l’essere umano si chiama mmadu (mma – bellezza; ndu - vita), che significa “la bellezza della vita”. Mi ricordo la bella descrizione dell’uomo data da Shakespeare:
Che opera d’arte è l’uomo!
Com’è nobile nella sua ragione!
infinito nelle sue capacità!
nella forma e nel muoversi esatto e ammirevole!
come somiglia a un angelo nell’agire!
a un dio nell’intendere:
la beltà del mondo !
il paragone degli animali![2]
Nel contesto africano, la persona umana non è definita nel senso greco “anima e corpo” con l’accento sull’anima. Egli non è semplicemente un composto di due principi separabili (corpo e anima). L’enfasi è sulla totalità, sulla sua integrità ed interezza.
Il filosofo francese René Descartes, con la frase famosa “cogito, ergo sum”, ha affermato che la qualità essenziale della persona umana è la sua capacità di pensare. Ma Descartes non era a conoscenza di una vera e propria definizione di persona umana presente nel contesto della religione tradizionale africana.
Essere in relazione è la più importante qualità di una persona umana nelle società tradizionali. Se vogliamo definire una persona umana nei termini usati da René Descartes, dobbiamo dire “sumus, ergo sum” - siamo, dunque, io sono.
In Africa, la famiglia è più estesa rispetto alle famiglie che troviamo altrove. L’idea della famiglia non è limitata alla famiglia nucleare. Essa, infatti, si estende a cugini, nipoti, suoceri, parenti, ecc. Si va dal mondo visibile a quello invisibile. Una volta che una persona diventa membro di una famiglia (per nascita o matrimonio), rimarrà per sempre membro di quella famiglia. La morte non separa i membri della famiglia. In effetti, una famiglia può solo aumentare di numero. Non diminuisce mai di numero. Quando un membro di una famiglia muore, colui o colei si unisce ai membri invisibili di quella stessa famiglia e continua a godere del legame familiare, anche se in modo invisibile. Sia membro visibile o invisibile, ogni persona può essere favorita o ferita dagli altri membri. Più avanti discuteremo su come reagiscono quando sono felici o quando sono tristi.
5. RAPPORTI
Perché parlo di rapporto? Perché l’intera vita di un essere umano nella religione tradizionale africana viene speso cercando di creare, mantenere e sostenere “i rapporti” con gli altri. È importante essere parte di una famiglia. È una cosa vitale essere in buoni rapporti con gli spiriti, con gli esseri umani e con la natura stessa. L’assenza di questa armonia potrebbe creare difficoltà per gli esseri umani, come verrà spiegato più avanti.
6. MALATTIA, UNA PREOCCUPAZIONE COMUNE
La malattia è una realtà nel nostro mondo, aborrita ovunque. Le diverse comunità hanno il loro modo di spiegare l’origine della sofferenza, in particolare, della malattia nel mondo. La gente si ammala. Alcuni sono nati malati. Altri si ammalano nel corso della loro vita. Non vi è alcun limite di età, nessuna area geografica, né stato sociale. Il ricco e il povero soffrono allo stesso modo.
7. ORIGINE DELLA MALATTIA (E DELLA MORTE)
C’è stato un incontro primordiale tra Dio e l’uomo, in presenza degli spiriti e degli animali. Dio ha offerto all’uomo il privilegio di scegliere la malattia e la morte o l’immortalità. Gli esseri umani sono invitati a incontrare e scegliere tra queste due possibilità. Dio accetta il primo messaggio che riceverà. Gli esseri umani naturalmente hanno preferito l’immortalità. Hanno affidato questo messaggio a un cane. Ma hanno anche inviato un secondo messaggio che vogliono la malattia e la morte solo per dare l’impressione di aver agito democraticamente adottando un giusto procedimento. Per farsi che questo secondo messaggio arrivi in ritardo rispetto al primo, l’hanno affidato ad una tartaruga. Sono fiduciosi che il cane arriverà prima e dirà a Dio che gli esseri umani vogliono l’immortalità. Purtroppo, il cane era troppo sicuro di sé e decise di trascorrere del tempo con i suoi amici prima di andare da Dio. La tartaruga, portatrice del secondo messaggio, arriva prima al cancello del palazzo di Dio per annunciare che l’essere umano preferisce la malattia e la morte all’immortalità. In questo modo, la malattia e la morte sono entrate nel mondo.
Il punto qui è che la malattia ha la sua dimensione soprannaturale. Questa è solo una parte della storia. Non spiega gli altri elementi coinvolti nella malattia.
La malattia deriva da diverse cause: naturali, che includono, ad esempio, la degradazione del corpo a causa dell’età; malattie infettive; disfunzione congenita degli organi, ecc.
Nella maggior parte dei casi, vi è una forte convinzione che le malattie siano causate da qualcuno o da qualcos’altro. C’è la convinzione della possibilità di una “azione a distanza “. In Italia si dice che quando la gente parla di qualcuno, a quella persona gli fischiano le orecchie. Nella mia terra di origine, quando il nome di una persona è menzionato, quella persona starnutisce ovunque si trovi.
Se qualcuno è stato malato per molto tempo senza alcuna spiegazione ovvia, la causa potrebbe essere attribuita ad una vecchia donna che vive nel quartiere e che non vuole morire. La vecchia donna scambia la sua malattia con la buona salute del prossimo. Cioè, la malattia di questa vecchia donna viene trasferita ad un’altra persona, ricevendo in cambio una buona salute. Gli anziani, soprattutto le donne, spesso sono accusate di essere streghe.
In precedenza ho messo in evidenza che il mondo è popolato da esseri visibili e invisibili. Gli esseri umani, i più vulnerabili di tutti gli altri animali, a causa della loro intelligenza, per sapersi relazionare con i diversi abitanti del mondo, spesso sono puniti dove si crea un rapporto aspro.
Mi è stato detto tanti anni fa che quando qualcuno soffre di ictus, è perché questa persona è stato dato uno schiaffo sul viso da uno spirito malvagio. Una malattia prolungata potrebbe essere causata da un dispiacere di un antenato il cui funerale non è stato ben condotto.
Vi sono casi in cui la malattia è il risultato di un crimine commesso in passato da una persona o un membro della sua famiglia. Il fratricidio, l’incesto, i genitori gravemente maltrattati, ecc. Tutti questi sono i peccati che prevedono sanzioni e che si estendono da una generazione all’altra, fino a quando gli spiriti saranno placati.
A volte, una persona soffre di una lieve pazzia perché ha rifiutato di accettare una chiamata “divina” al sacerdozio di una particolare divinità o spirito. La malattia diventa un avvertimento per la persona (uomo o donna che sia) affinché possa assumersi immediatamente la responsabilità chiesta dallo spirito.
La stessa paura di non sapere esattamente come relazionarsi con numerosi spiriti in circolazione può generare la malattia. C’è bisogno di una protezione con amuleti, ciondoli, ecc.
8. LA GUARIGIONE
Quando si parla di guarigione, è opportuno riprendere quanto è stato detto precedentemente. L’essere umano va considerato nella sua interezza. Anima e corpo non possono essere trattati separatamente nel contesto della RTA.
Gli erboristi prescrivono e somministrano le erbe curative. Essi hanno una vasta conoscenza delle erbe e delle malattie: per questo sono in grado di curarle. In molte società tradizionali, tale conoscenza si tramanda di generazione in generazione. Spesso è un “affare di famiglia”. Quindi, gli erboristi conoscono le erbe curative, grazie ai loro familiari. Molte volte, però, essi sostengono che la loro conoscenza delle erbe “giuste” per curare le malattie avviene per “rivelazione”. Quando sono di fronte ad una nuova malattia, alcuni di loro affermano di entrare in uno stato di “trance” o di essere guidati in sogno verso una esatta pianta curativa.
Nella RTA, l’aspetto più importante della guarigione è la divinazione. Un indovino, secondo Matsobane Manala (scrittore sudafricano), è un individuo, nominato dal suo antenato, anch’egli indovino, per diventare un operatore tradizionale di salute della comunità. La persona nominata deve sottoporsi ad una formazione che riguarda le conoscenze tecniche di divinazione: come si può comunicare con gli antenati e continuare ad essere guidati da loro.
Gli Indovini ritengono che esiste un collegamento tra malattia e influenze spirituali. E’ importante stabilire la causa di una prolungata malattia inspiegabile. Qual è il rapporto tra la persona malata e i suoi antenati? C’è un membro della loro famiglia che dà fastidio agli spiriti? Il malato è responsabile della rottura del rapporto tra lui e le potenze invisibili? In caso di abominio commesso in famiglia c’è bisogno di riappacificarsi con le forze soprannaturali? Il malato ha adempiuto a tutti i suoi obblighi per gli antenati e gli spiriti?
Gli indovini famosi operano in consorzio. Essi impiegano agenti umani con il compito di cercare informazioni di base sulla persona malata. Egli ha nemici nella comunità? C’è qualche persona gelosa di lui? Ha una cattiva reputazione nel villaggio? Esistono tracce di malattie ereditarie in famiglia?
Di conseguenza, nel trattare i malati, gli indovini mettono insieme tutte le informazioni ricevute dagli agenti. Fanno incantesimi. Gettano sul pavimento le perle speciali per la divinazione. Essi cercano di interpretare la posizione di ciascuna sfera per determinare il messaggio proveniente dal mondo spirituale. In questo modo essi trascendono il mondo fisico per ricevere le istruzioni su come guarire i malati. Durante la divinazione, si tenta di: accertare la causa della malattia; riportare i malati ad una buona salute (quando possibile); stabilire l’armonia tra i malati e gli antenati e le altre potenze spirituali.
Per la guarigione: Nella religione tradizionale, due sono le fasi da tenere presente: Diagnosi (capire la causa della malattia) e Prescrizione (indicare il trattamento). La guarigione integrale è molto importante: essa comporta la Riconciliazione con il mondo fisico e spirituale.
[B] NEL CRISTIANESIMO
Nel Cristianesimo il tema della malattia e della guarigione viene affrontato: nei testi biblici (Il Nuovo Testamento - la vita di Gesù Cristo e dei suoi primi discepoli) e nella Liturgia. Tali temi, però, possono essere analizzati anche attraverso l’atteggiamento che i Cristiani assumono nei confronti di essi. Trovo particolarmente utile l’opuscolo intitolato: The Healing Ministry in the Light of Christian Ideals, pubblicato nel 2013 dal cardinale Arinze. Ho intenzione di utilizzare liberamente questo piccolo volume in questa parte della discussione.
9. TESTI BIBLICI (NT)
Molti sono i riferimenti Biblici sulle malattie e sulle guarigioni. Non vorrei e non potrei citarli tutti. Sicuramente li conoscete già o siete certamente in grado di trovarli. In questa sede posso darvi solo alcune indicazioni.
Al tempo di Gesù, c’erano persone possedute dal demonio e da altri spiriti cattivi (cfr. Mc 1,25; Mt 4,24; 8,16; ecc.) e si riteneva che le malattie o le deformità fossero causate da peccati personali o da quelli commessi dai membri della famiglia. Cristo dà una diversa interpretazione sull’origine della malattia e della sofferenza: “Passando Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco? Rispose Gesù: ‘né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio’” (Gv 9,1-3).
Gesù ha prestato molta attenzione ai malati. Ha compiuto molti miracoli; ha mandato i Suoi discepoli a proseguire questa missione verso di essi. L’attività di Cristo può riassumersi con queste parole: «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità» (Mt 9, 35; cfr. 4, 23). Queste guarigioni sono segni della Sua missione messianica. Sono segni che il Messia promesso è arrivato, specialmente tra i poveri: “Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli storpi camminano; i lebbrosi sono guariti e i sordi riacquistano l’udito; i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella.” (Mt 11,4-5).
Da coloro che hanno ricevuto guarigioni Gesù si aspetta, e a volte chiede, la fede. Si è mosso a compassione per stendere la mano al lebbroso e quando l’ha toccato l’ha guarito (cfr. Mc 1, 41) «perché da lui usciva una forza che sanava tutti» (Lc 6, 19). Quando visitò la Sua patria, la gente mostrò scarsa fede in lui e si scandalizzava. L’evangelista Marco, a tal proposito, scrive: «E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6, 5-6). Gesù ha premiato la fede della donna cananea (cfr. Mt 15, 28) e ha elogiato la fede del centurione (cfr. Mt 8, 10).
Il Vangelo ci dice che il Signore Gesù ha conferito il potere di guarire le malattie ai Suoi Apostoli e ai primi predicatori del Vangelo. Quando Gesù inviò i dodici Apostoli alla loro prima missione gli diede «il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità» (Mt 10, 1; cfr. Lc 9, 1). Egli comandò loro: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Quando il Signore designò altri 72 discepoli disse loro: «Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: si è avvicinato a voi il regno di Dio» (Lc 10, 8-9). È quindi evidente che Gesù ha dato il potere di guarire ai Suoi discepoli, al fine di confermare la loro vocazione e missione, e non per la loro esaltazione personale.
Dopo l’ascensione di Cristo al cielo, i predicatori della Chiesa primitiva hanno continuato a guarire nel nome di Gesù: «[…] prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli» (Atti 2, 43; cfr. Atti 5,12). Questi fatti sorprendenti manifestavano la verità e la forza della loro missione. «Stefano, intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo» (Atti 6, 8). «[…] le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città» (Atti 8, 6-8). Pietro fece molti miracoli durante le sue predicazioni: guarì un mendicante zoppo (Atti 3, 1-10) e il popolo portava “gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro” (Atti 5, 15); guarì il paralitico Enea in Lidda (cfr. Atti 9, 32-35), e ha risuscitato Tabitha (Dorcas) dai morti (cfr. Atti 9, 36-43). Paolo compì molti miracoli in Iconio (cfr. Atti 14, 3); guarì uno zoppo a Listra (cfr. Atti 14, 8-11), a Efeso si era arrivati al punto di mettere «sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano» (Atti 19, 12); risuscitò Eutico dai morti a Troade (cfr. Atti 20, 9-12); a Malta ha guarito il padre di Publio colpito da febbri e dissenterie e anche altre persone dell’isola malate (cfr. Atti 28, 8-9).
Ritengo utile affrontare ora la guarigione del paralitico nel Vangelo di Marco (2,3-13) per sottolineare due aspetti della guarigione. Quattro uomini hanno portato il paralitico ai piedi di Gesù passando dal tetto. Contrariamente a quanto tutti si aspettavano, il primo gesto che Gesù compie nei confronti del paralitico è quello del perdono dei peccati: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati» (Mc 2, 5). Alla sorpresa generale, gli scribi criticano le parole di Gesù perché “peccano” di “presunzione teologica”. Gesù rivendica il Suo potere divino di perdonare i peccati, di dare la guarigione fisica al paralitico e, allo stesso tempo, dimostra che il perdono dei peccati ha la priorità ed è il fondamento di ogni vera guarigione.
10. LA LITURGIA
“Chi tra voi è nel dolore, preghi, chi è nella gioia salmeggi. Chi è malata, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti.” (Gc 5, 13-16).
La Chiesa ha imparato da Cristo e dagli Apostoli a prendersi cura amorevole dei malati. Giacomo raccomanda ai cristiani d’invitare i sacerdoti a pregare e ungere gli ammalati con olio nel nome del Signore. Ciò salverà il malato e, soprattutto, rimetterà i peccati commessi. La Chiesa svolge il ministero della guarigione attraverso l’amministrazione dei Sacramenti della Unzione degli infermi, della Penitenza e della Santa Eucaristia.
Il Sacramento dell’Unzione degli infermi
Questo sacramento ha lo scopo “di rafforzare coloro che sono provati dalla malattia” (CCC 1511). I ministri del sacramento ricevono la seguente istruzione: “Il sacerdote che deve dare a un malato la sacra Unzione, s’informi, anzitutto sul suo stato, per tenerne il debito conto nel predisporre sia l’ordine della celebrazione nel suo insieme, sia la scelta della lettura biblica e delle orazioni: tutte modalità da concordare, per quanto possibile, con il malato stesso o con la sua famiglia; sappia inoltre approfittare dell’occasione per spiegare il significato e il valore del sacramento. Se il malato deve confessarsi, il sacerdote vi provveda possibilmente prima della celebrazione dell’Unzione. Nel caso che solo durante il rito della Unzione sia possibile al sacerdote ascoltare la confessione sacramentale dell’infermo, l’ascolti all’inizio del rito stesso, dopo il saluto e la monizione, e prima della lettura biblica. Quando durante il rito non c’è la confessione, è bene fare l’atto penitenziale.” (Il Rito dell’Unzione degli infermi, CEI, Rubrica nn.66-67)
Diverse sono le preghiere per la benedizione dell’olio degli infermi, e durante l’unzione dei malati, la Chiesa prega per dare “sollievo alle sofferenze degli infermi”; per dare “conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito”; per la “liberazione da ogni dolore, da ogni debolezza, da ogni sofferenza,” e per dare “conforto e il sollievo di chi soffre” (cfr. Il Rito dell’Unzione degli infermi).
Sacramento della Penitenza.
Con il Sacramento della Penitenza impariamo a scoprire la verità su noi stessi: siamo peccatori, ma siamo amati, redenti e perdonati. La Chiesa ha imparato da Cristo, il suo Signore e Maestro, che esiste una connessione tra la guarigione e il perdono dei peccati. “Che cosa è più facile, dire: ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico…alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (cfr. Lc 5, 23-25). La guarigione completa di una persona malata implica la cura fisica e spirituale.
Questo Sacramento ristabilisce l’armonia rotta dal peccato. Nel CCC è scritto:
“Tutto il valore della Penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia. Il fine e l’effetto di questo sacramento sono dunque la riconciliazione con Dio. Coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa conseguono «la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito». Infatti, il sacramento della Riconciliazione con Dio opera una autentica «risurrezione spirituale», restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia di Dio.
“Questo sacramento ci riconcilia con la Chiesa. Il peccato incrina o infrange la comunione fraterna. Il sacramento della Penitenza la ripara o la restaura. In questo senso, non guarisce soltanto colui che viene ristabilito nella comunione ecclesiale, ma ha pure un effetto vivificante sulla vita della Chiesa che ha sofferto a causa del peccato di uno dei suoi membri. Ristabilito o rinsaldato nella comunione dei santi, il peccatore viene fortificato dallo scambio dei beni spirituali tra tutte le membra vive del corpo di Cristo, siano esse ancora nella condizione di pellegrini o siano già nella patria celeste.” (CCC 1468-1469)
Sacramento dell’Eucaristia.
Questo è il fondamento e l’apice di tutti i Sacramenti la cui trattazione è così vasta che non si può affrontare in una sola sessione. Ho trovato una preghiera, intitolata “Eucaristia, Sacramento di guarigione”:
Gesù, tu manifesti il tuo grande amore per i malati anche nel sacramento dell’Eucaristia. Ogni Santa Messa che celebriamo è un incontro con Te, Medico Divino, che guarisci tutte le parti della nostra persona: anima, mente, corpo. All’inizio, nell’atto penitenziale, perdoni i nostri peccati, guarisci le nostre anime, ci doni la salute spirituale. Nella liturgia della Parola illumini le nostre menti, consoli i nostri cuori, guidi le nostre volontà. Togli paure, ansie, dubbi. Guarisci la nostra psiche, ci dai la salute interiore. Alla Consacrazione offri Te stesso al Padre come sulla Croce: prendi su di Te e togli via i nostri peccati e le infermità, sconfiggi il potere di satana e ci liberi dal male. Alla Comunione doni Te stesso a noi come Cibo e medicina. Entri in noi e con la tua potenza guarisci anche i nostri corpi, ci dai la salute fisica, ci dai l’energia per il viaggio terreno verso il cielo. Gesù, dopo la S. Messa, tu resti sempre presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Sei nei tabernacoli delle nostre chiese. Sempre ci inviti: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò”. Ogni visita al Santissimo Sacramento e soprattutto ogni Adorazione Eucaristica è il momento della terapia più sicura per le nostre malattie. L’Eucaristia è veramente il sacramento della nostra guarigione. In essa Tu sei la sorgente di ogni grazia, di ogni energia, di ogni sollievo; sei la sorgente di pace e di amore, di santità e di unione. Nelle nostre malattie vogliamo sempre riceverti nella S. Comunione, pieni di amore per Te. Nelle malattie dei nostri cari vogliamo venire dinanzi a Te in adorazione, per pregarti per loro, con tutta la nostra fiducia e pieni di speranza. Grazie ancora, Gesù, per il dono dell’Eucaristia e delle guarigioni che con essa ci dai.[3]
Il Rito dell’Esorcismo
I demoni non sono frutto della mente. Essi esistono e tormentano gli esseri umani. La Chiesa ha sviluppato nel corso dei secoli il rito dell’esorcismo. È cosa nota e per questo non voglio entrare in merito all’argomento.
11. L’ATTEGIAMENTO CRISTIANO VERSO MALATTIA E GUARIGIONE
Molte persone malate vogliono una cura immediata. In molti luoghi, troviamo Pastori che organizzano “sessioni di preghiera e di guarigione”. Le persone malate vi partecipano per ottenere la guarigione. La maggioranza delle persone beatificate o canonizzate nel nostro tempo sono state così onorate e venerate perché durante la promozione delle loro cause, attraverso la loro intercessione, alcuni malati sono stati guariti dalle loro gravi malattie.
Ma è importante che il cristiano abbia un atteggiamento corretto nei confronti della malattia e della guarigione. Il cristiano deve capire che Gesù non è venuto per eliminare tutte le sofferenze, ma per redimerle e riempirle di significato. Il cristiano, inoltre, non deve mai dimenticare questa “condizione”: «Però non la mia volontà ma la tua sia fatta» (Lc 22, 42). Gesù non solo ha guarito alcuni malati, ma egli stesso ha sperimentato la sofferenza, la paura, l’isolamento, il tradimento, il rinnegamento, la falsa accusa, la flagellazione, l’odio della folla, l’ingratitudine, il disprezzo, la corona di spine sul capo, il “silenzio” del Padre, l’agonia, la morte e persino la denigrazione dopo la Sua risurrezione (cfr. 2 Cor 5, 21).
Gesù non ha promesso di proteggerci da ogni sofferenza, ma di sostenerci attraverso Lui. Egli ci ha salvato con la Sua sofferenza, morte e risurrezione, dando alla Croce il suo valore redentivo. Egli vuole che partecipiamo con lui nella Sua opera di salvezza. Come papa Giovanni Paolo II insegna: «Nella croce di Cristo non solo è compiuta la redenzione mediante la sofferenza, ma anche la stessa sofferenza umana è stata redenta... Operando la redenzione mediante la sofferenza, Cristo ha elevato insieme la sofferenza umana a livello della redenzione. Quindi anche ogni uomo, nella sua sofferenza, può diventare partecipe della sofferenza redentiva di Cristo» (Lettera Apostolica: Salvifici doloris, 19).
Questo spiega perché la Chiesa ha un così alta considerazione dei malati. Essa non solo «li accoglie come destinatari della sua amorevole sollecitudine, ma riconosce anche che “sono chiamati a vivere la loro vocazione umana e cristiana ed a partecipare alla crescita del regno di Dio in una maniera nuova e ancora più preziosa” (CDF, Ardens felicitas, n.7, cfr. Papa Giovani Paolo II, Christi fideleslaici, n.53)
La malattia, pertanto, è una croce. Ogni cristiano è invitato a portare la sua croce. Cristo stesso ha detto: «Chi non prende la sua croce e mi segua, non è degno di me» (Mt 10, 38). La malattia può diventare per noi un mezzo di unione con Cristo e di purificazione spirituale. Come altre forme di sofferenza umana, la malattia è un momento importante della vita di ogni uomo; pregare in questa circostanza significa chiedere a Dio la grazia di accettare la malattia in uno spirito di fede e di conformità alla volontà di Dio, ma anche chiedere la guarigione.
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[1] Attenzione pastorale per la Religione Tradizionale Africana, Lettera del Cardinal Francis Arinze, Presidente del Pontificio per i non Cristiani, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (Roma, 25 marzo 1988), L’Osservatore Romano, 24 aprile 1988.
[2] Amleto : 2,2.
[3] (http://www.piccolifiglidellaluce.it/pfdl/devozioni/69-il-santissimo-sacramento/505-eucaristia-sacramento-di-guarigione)